Protesi peniena

Protesi peniena

Le protesi peniene sono uno strumento di supporto nei pazienti affetti da disfunzione erettile. Il primo esempio di protesi peniena risale al 1971 e, grazie allo sviluppo tecnologico, oggi sono largamente diffuse a livello mondiale, con risultati importanti per le coppie in difficoltà.

 

Quando è necessaria una protesi peniena

In oltre il 30% degli uomini con difficoltà di erezione, infatti, i trattamenti farmacologici possono non avere effetto. Condizione essenziale per una buona risposta farmacologica in caso di disfunzione erettiva, è che ci sia una funzionalità residua dei tessuti interni al pene, ovvero i corpi cavernosi e che i collegamenti neurologici tra cervello e pene non abbiano subito danni permanenti, come può accadere in caso di interventi chirurgici.

Se mancano una o entrambe queste condizioni (in genere, si parla di persone affette da malattie multi-compartimentali, come il diabete, o con più fattori di rischio per la funzione sessuale, come l’ipertensione, i forti fumatori con vasculopatia, pazienti con quadri severi di dislipemia) la terapia richiede approcci differenti. Non si tratta di abbandonare l’idea di una soluzione del problema, semplicemente perché le terapie orali non sortiscono l’effetto desiderato, bensì di valutare accuratamente una nuova prospettiva, in accordo con il proprio andrologo.  Oggi con la protesi peniena si può affermare che il 100% dei disturbi di erezione può avere una soluzione definitiva. Purtroppo molti uomini non sono a conoscenza dell’esistenza delle protesi peniene, unitamente a molti medici di medicina generale, privandoli così della possibilità di un’opzione terapeutica, importante per la salute sessuale della coppia.

 

Tipologie di Protesi peniene

Le protesi peniene sono costituite da due cilindri, posizionati nei “corpi cavernosi” atti a sostenere il pene. Esistono in commercio due tipi di protesi ovvero le “non idrauliche” e le “idrauliche”.

 

Le Protesi peniene non idrauliche

Le prime sono definite come malleabili, costituite da due cilindri che producono un’erezione di rigidità adatta alla penetrazione, ma tale da permettere anche la flessione del pene per essere riposto nell’intimo maschile. Le protesi peniene non idrauliche, dette anche “soffici”, avendo un diametro ridotto (10mm), possono essere impiantate attraverso una singola dilatazione cavernosa, con risparmio del tessuto erettile periferico e preservando la possibile erezione residua complementare. Quest’ultima, associata alla rigidità dei cilindri protesici, garantisce una buona penetrazione. Nei pazienti affetti da Induratio Penis Plastica consentono  un efficace raddrizzamento, realizzando un “allungamento” del lato affetto dalla patologia indurativa. Garantiscono, inoltre, un costante allungamento penieno, tale da prevenire la possibile recidiva del recurvatum e l’accorciamento futuro, legati alla progressione della malattia stessa.  

 

Le Protesi peniene idrauliche

Per sopperire agli indubbi svantaggi delle protesi malleabili, si preferisce comunque impiantare le protesi idrauliche, che sono ormai le più usate, in quanto raggiungono per il paziente la maggiore soddisfazione. Questo tipo di protesi possono essere bi e tricomponenti.

  • Le protesi bicomponenti sono composte da due cilindri gonfiabili posizionati all’interno dei due corpi cavernosi e da una pompa–serbatoio sistemata nello scroto.
  • Le protesi tricomponenti hanno anche un serbatoio che si posiziona nell’addome, usualmente nello spazio pre-vescicale. Queste ultime sono da preferirsi poiché offrono il miglior risultato dal punto di vista sia estetico che funzionale, offrendo una perfetta dissimulazione in tutte le condizioni fisiologiche in cui si trova il pene. L’impianto avviene attraverso una piccola incisione scrotale o mininvasiva sovrapubica ed è perfettamente occultata.

Nelle protesi idrauliche, siano esse bi o tricomponenti, l’erezione meccanica avviene mediante l’attivazione della pompetta idraulica peniena, posta nello scroto. Questa, convoglia il liquido (soluzione fisiologica) dal serbatoio nei cilindri posti nei due corpi cavernosi, che si irrigidiscono e rimangono in rigidità fino alla loro detumescenza, che si ottiene schiacciando un micro sensore posizionato sulla pompa stessa. 

 

L’intervento di chirurgia protesica

Il successo chirurgico in caso di impianto protesico è superiore al 90%, se ben condotto.  

I materiali con cui le protesi sono realizzate sono biocompatibili e non vi è il rischio di rigetto, se non in casi veramente sporadici. Le numerose casistiche mondiali parlano di un elevato grado di soddisfazione sia degli uomini che si sono sottoposti a questa chirurgia, che delle loro compagne.

La chirurgia protesica è una chirurgia che necessita di una grande esperienza e l'intervento di impianto di protesi peniene deve essere eseguito esclusivamente da specialisti dedicati alla branca medica dell’Andrologia, con pluriennale esperienza e in strutture idonee che rispettino tutti i criteri e le normative che l’implantologia protesica richiede.

L’intervento chirurgico di protesi peniena, tecnicamente non è impegnativo per il paziente, è condotto in anestesia generale e necessita di una notte di degenza.

Solitamente si attende il giorno successivo per rimuovere il catetere urinario ed eseguire la medicazione. Mediamente si consigliano tre giorni di riposo, prima di riprendere le attività usuali, evitando di eseguire sforzi di qualunque entità per almeno tre settimane. I rapporti sessuali potranno essere ripresi dopo 30-40 giorni. Nel post-operatorio vi può essere modesta dolenzia del pene che regredisce rapidamente. Le complicanze principali a seguito dell'intervento di protesi peniena sono: la possibile insorgenza di ematoma o ecchimosi, che regrediscono spontaneamente, le infezioni, i guasti meccanici, il malfunzionamento, l’aneiaculazione, i disturbi di sensibilità e la lussazione dei componenti. Tutto ciò ha una incidenza veramente bassa in termini statistici.

Attualmente l’impianto protesico penieno è il gold standard in tutti i pazienti non responsivi alle note terapie orali e farmacoriabilitative, con risultati ottimi in termini di soddisfazione; dunque, rappresenta una valida scelta terapeutica nei casi con corretta indicazione.

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